Troppo traffico dati e video sulle reti: serve rallentare

Head of Communication Team

Durante il lockdown le reti sono state sotto pressione. Come conseguenza dell’emergenza Coronavirus e della necessità di restare a casa per frenare il contagio, sempre più persone hanno lavorato da casa, sempre più studenti hanno frequentato lezioni online, sempre più persone hanno cercato di rimanere in contatto con gli amici o usano intensamente videostreaming per entertainment.

Per contribuire a limitare la potenziale congestione della rete, sono stati ridotti temporaneamente i bitrate e dunque la qualità video, almeno in Europa.

A questo tema è stato dedicato l’articolo Troppo traffico dati e video sulle reti: serve rallentare pubblicato sul nostro magazine durante la Fase 1 dell’emergenza Covid-19.

Se vuoi saperne di più leggi l’intero articolo pubblicato qui sotto

 

Per contribuire a limitare la potenziale congestione della rete, le piattaforme riducono temporaneamente i bitrate e dunque la qualità video, almeno in Europa

Facebook e Disney sono gli ultimi in ordine di tempo a decidere di abbassare per qualche tempo la qualità del video streaming in Europa per evitare di congestionare le reti. Prima di loro lo hanno fatto altri OTT come YouTube e Amazon o come Netflix che, secondo un recente articolo di BBC News, ha reso noto di riuscire a diminuire del 25% il consumo di dati abbassando la qualità delle immagini video, pur lasciando ancora in alta definizione i film.

Da giorni le reti sono sotto pressione. Come conseguenza dell’emergenza Coronavirus e della necessità di restare a casa per frenare il contagio, sempre più persone lavorano da casa, sempre più studenti frequentano lezioni online, sempre più persone cercano di rimanere in contatto con gli amici o usano intensamente videostreaming per entertainment.

Milioni di persone in smart working

Nella situazione precedente all’emergenza da Covid-19, la media europea di persone che lavoravano da casa come dipendenti di una qualche azienda sul totale degli occupati era intorno al 6%, con punte del 14% in Olanda e del 13,3% in Finlandia e con un valore in Italia pari al 3,6% (Dati Eurostat 2018). La situazione è radicalmente cambiata nel volgere di pochi giorni. Aziende e istituzioni hanno chiesto al personale di lavorare da casa. La stessa Commissione Europea, che impiega oltre 32.000 persone, ha deciso che tutto il personale lavorerà in smart working ad eccezione di poche figure con ruoli critici.

Possiamo calcolare che oggi in Europa, su una popolazione di 445milioni di persone, ci siano probabilmente milioni di lavoratori in smart working e questo dà la portata del problema: una domanda di streaming che in pochi giorni è cresciuta a dismisura e che oggi va gestita nel miglior modo possibile.

Cresce la domanda di streaming

Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha dichiarato qualche giorno fa che FB e Instagram stanno registrando dei picchi di traffico impressionanti, persino superiori a quelli record che si registrano l’ultimo giorno dell’anno. Un trend di crescita vertiginoso che desta preoccupazione sulla capacità dei server dell’azienda di reggere un simile traffico. Meglio quindi correre ai ripari e per questo Zuckerberg ha deciso di ridurre temporaneamente i bitrate su Facebook ed Instagram per scongiurare la potenziale congestione della rete.

Un alert in questo senso è arrivato qualche giorno fa anche dal commissario UE per il Mercato Interno Thierry Breton che ha rivolto una richiesta alle piattaforme di streaming affinché seguano l’esempio degli operatori telco e prendano in considerazione l’adattamento del throughput dello streaming video, ad esempio passando temporaneamente alla definizione standard (SD) anziché streaming in alta definizione (HD), almeno per le ore di lavoro più critiche e nelle aree geograficamente interessate dall’emergenza. Il passaggio automatico alla definizione standard è, secondo la Commissione UE, un’opzione di responsabilità per proteggere le infrastrutture di telecomunicazione pur continuando a proporre agli utenti il miglior servizio possibile, senza interruzioni.

L’iniziativa del commissario Breton chiama alla responsabilità non solo le piattaforme degli OTT ma anche gli operatori e gli utenti perché si possa garantire in modo proattivo il funzionamento della rete e non sia necessario porre la questione di definire delle priorità.

Le reti sono sotto pressione

In molti paesi, dagli operatori telco ma anche dalle aziende che gestiscono i grandi data center, arriva l’invito a fare un uso responsabile della rete per evitare di arrivare a situazioni di indisponibilità. Gli stessi operatori, già dai primi segnali di questa emergenza hanno avviato iniziative per rafforzare le proprie infrastrutture.

In Italia il Governo ha inserito all’interno del decreto “Cura Italiamisure speciali per gli operatori di telecomunicazioni e i service provider affinchè intraprendano iniziative per potenziare le infrastrutture e garantire funzionamento delle reti, operatività e continuità dei servizi, gestione dei picchi di traffico in riferimento in particolare a smart working, e-learning ed entertainment, oltre che ai servizi tradizionali voce e dati.

In Francia le reti stanno tenendo bene ma ci son aspetti di criticità legati ai servizi. Le difficoltà che incontra chi lavora da casa sono dovute in parte al collo di bottiglia delle LAN aziendali ma soprattutto ai criteri di priorità definiti dalle piattaforme: la visione di un film in streaming fatta da un altro membro della famiglia può avere la priorità sulla videoconferenza di un lavoratore in smart working, come spiega Grégory Cauchie, direttore tecnico di Italtel France in questo articolo di LeMag.it.

In Spagna il Governo ha anche firmato un accordo con i maggiori operatori di telecomunicazioni ed i service provider perché si impegnino a garantire la connettività e il funzionamento delle reti, vista la situazione di sovraccarico.

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